Arrivò al lago uno scorpione, il quale vedendo la tigre sporca di sangue si spaventò e si allontanò un po’ per potersi abbeverare, ma essa non si mosse e continuò il suo pasto, notò allora che aveva un kimono rosso con ricami oro il quale ricopriva un’armatura d’oro.
La tigre si avvicinò all’acqua per bere, guardò appena lo scorpione e si allontanò lasciando i resti agli altri animali.
La tigre tornò il giorno dopo si accucciò vicino all’acqua, lo scorpione la vide e si avvicinò.
- Ciao. Ti ho visto ieri, da dove vieni?
- Vengo da lontano
- Sai ho visto la tua armatura, è molto bella, elegante, ti dona molto.
La tigre non rispose.
- Vorrei saperne di più su di voi tigri, vorrei farti qualche domanda. Abbi fiducia, non ti farò del male.
- Dimmi
- Voi tigri attaccate sempre gli altri animali, quindi siete delle assassine.
- Le tigri attaccano solo per cibarsi, non per divertimento.
- Ci sono tigri che attaccano per divertimento, usate gli artigli per giocare con le vostre prede.
- Noi non giochiamo con le prede, cerchiamo di comprendere quale sia il modo migliore per catturarle.
A quel punto fu la tigre che domandò allo scorpione: - Sai perché si chiamano artigli retrattili?
Lo scorpione non rispose, piccato dalla domanda e la tigre continuò : - Perchè ho la possibilità di utilizzarli ma anche di non farlo. E’ una mia libera scelta, posso usarli oppure no.
- Siete tutte uguali, uccidete e basta, non c’è nessuna differenza contro chi le usate le vostre armi.
- Tu conosci lo yin e lo yang? Ogni creatura deve essere equilibrata con il mondo che lo circonda, ogni tigre ha una ragione per scegliere le proprie prede, non fa nulla a caso.
- Non è vero, sei una bugiarda. La tua armatura ne è una prova. Tu combatti e uccidi. Tu non conosci il rispetto per gli altri.
Lo scorpione si era agitato, voleva avere ragione a tutti i costi, alzò la voce.
La tigre ringhiò, si voltò dall’altra parte e si accucciò di nuovo.
Lo scorpione indispettito dal suo comportamento, si avvicinò e la punse alla zampa con il suo pungiglione velenoso.
La tigre ringhiò, si alzò ma la zampa non la resse, mulinò qualche colpo in direzione dello scorpione senza riuscire a prenderlo il quale ora rideva.
La zampa della tigre si gonfiò e divenne calda, lasciò stare lo scorpione e dolorante si buttò a terra, si leccò la ferita, ma il dolore era troppo forte, sentì la ferita diventare bruciante, si volse verso l’acqua e faticando vi si diresse, lasciò che l’acqua le rinfrescasse la zampa, si accaldò tutta per via del veleno che ormai era in circolo e crollò sulle sponde del lago lanciando un ringhio disperato. Si alzò il vento e il lago impennò le sue onde che trasportarono la tigre al centro del lago e lì senza forze si lasciò andare al dolce abbraccio dell’acqua, aprì gli occhi e per un attimo le sembrò di vedere un drago che l’avvolgeva e la sosteneva durante la caduta, svenne.
La tigre si riprese e con stupore notò che nonostante fosse sott’acqua non era affogata e poteva continuare a respirare, guardò la ferita, non era guarita ma non doleva più. Si alzò e si guardò intorno, vide un ambiente accogliente, una casa di pietra, con ciotole e suppellettili e nessuno a custodirla.
Camminò zoppicando, sottili ringhi si sentirono da fuori ed entrò una creatura dalle sembianze umane, anziana che le rivolse la parola.
- Ti sei svegliata, bene! - un sorriso gentile gli dipinse il volto.
- Come mai posso respirare sott’acqua? - chiese la tigre.
- Perchè hai accettato il tuo dolore.
La tigre non replicò anche se non aveva compreso bene, zoppicava vistosamente e comprese subito che non si muoveva come sulla terra.
L’uomo l’accompagnò fuori e le disse di prendere confidenza con il nuovo ambiente, la zampa aveva necessità di muoversi per guarire definitivamente. La tigre obbedì.
Qualche giorno dopo, la zampa fu nuovamente guarita. La tigre si riprese dalle ferite fisiche, ma qualcosa le impediva di risalire, decise di rimandare la partenza e di rimanere ancora un po’. L’uomo ne fu contento. La tigre aveva una sola preoccupazione.
- Dove prendo il cibo? Sono un carnivoro – chiese all’uomo.
- Caccia – le rispose gentilmente – il lago è pieno di carne – ed indicò i pesci che nuotavano sopra di loro.
La tigre ne fu elettrizzata dal principio, ma si accorse ben presto che non riusciva ad avere la stessa agilità di quando era sulla terra ferma.
- Ti scoraggi in fretta sembra – le disse l’uomo – ti do’ un consiglio. Se non puoi usare la velocità, usa la testa ed inventa un’altra tecnica.
La tigre si crucciò, ma non disse nulla, rimase per un po’ pensierosa per poi riprendere la caccia.
La tigre riuscì a cacciare dopo qualche giorno, ma non voleva lasciare l’acqua, voleva rimanere lì, guardava in alto, era combattuta le mancava la terra ma nello stesso tempo si trovava bene nel nuovo ambiente.
- Hai accettato il tuo dolore, ma non lo hai lasciato passare oltre. Devi lasciare che fluisca fuori di te. Puoi andare e puoi tornare quando vuoi, sarai sempre la benvenuta qui. L’uomo le mise una mano sulla nuca.
La tigre abbassò lo sguardo poi si spinse verso l’alto e nuotò, vide allora che l’uomo si trasformò in un bel drago blu e come la prima volta l’aiutò a raggiungere la superficie dell’acqua, il sole era alto, si ritrovò al centro del lago. Nuoto verso la riva fino a che non sentì la voce dello scorpione, un moto di rabbia le salì alla gola e ringhiò a bassa voce facendo vibrare l’acqua, decise di nascondersi in un canneto.
Lo scorpione stava raccontando di come lui, piccolo e solo con un pungiglione aveva sconfitto la grande e cattiva tigre assassina prima che lo uccidesse.
La tigre uscì dall’acqua e lenta lenta, piano piano senza nessuna fretta, dentro a cespugli alti si appostò dietro lo scorpione che intento nel suo racconto non si era accorto di lei.
Fu così che la tigre ringhiò proprio sulla risata finale, ringhiò così forte che inghiottì qualunque voce nelle vicinanze, lo scorpione s’impietrì nel sentire la voce della tigre e non si mosse, la tigre gli balzò addosso e con la punta dell’unghia più piccola lo colpì al condotto che portava il veleno al pungiglione sulla coda, così davanti a tutti gli altri.
- Come vedi non mi hai ucciso, ma non ti ho ucciso, poiché per lo yin e lo yang è più importante impedire a qualcuno di fare del male che riparare ad un torto personale subito. Hai parlato di fiducia, fiducia non è solo raccontare i tuoi segreti a coloro che ti sono vicini, fiducia è anche sapere il valore della persona che si ha di fronte, sapere il valore di ciò che fa e di ciò che è senza denigrarla. Hai parlato di rispetto, rispetto è sapersi limitare in favore di chi ami, rispetto è l’amore che provi per gli altri perché ti impedisce di fargli del male. Tu non hai rispetto di nessuno se non di te stesso. Ti sei lamentato dicendo che siamo tutti uguali, dicendo che uccidiamo per divertimento, ma tu mi hai fatto del male solo per la tua vanagloria. Non hai tradito solo me, ma anche tutta la tua specie, il pungiglione che hai serve per difenderti dai tuoi predatori, non per attaccare impunemente chi pensi sia in torto. Ora, però, ti ho tolto quel pungiglione e chi ti difenderà dai tuoi predatori?
Lo scorpione rimase zitto e se ne andò nascondendosi sotto le pietre e nei cespugli per il resto dei suoi giorni per evitare che qualcuno lo vedesse e se ne approfittasse.
Rashna